Rossana Taormina nasce a Partanna nel 1972, subito dopo il disastroso terremoto che distrusse una vasta area della Sicilia occidentale.
Da questo suo trascorso nasce, nell’artista, una specie di ossessione per la memoria, il recupero e la costante volontà di salvaguardare delle esistenze anonime, cercando di dare loro uno spazio ben definito.
I materiali utilizzati dall’artista sono diversi: dai fili di cotone, nylon o seta ricamati su foto d’epoca, alle carte nautiche trattate con penne bic e acquerelli.
Gli oggetti che Rossana utilizza per creare le sue opere non hanno alcun legame affettivo con l’artista: sono volti anonimi ritrovati nei mercatini delle pulci che, pur essendo ignoti all’artista, sono carichi di emotività.
Immagini piene di memoria e tempo, rovinate, sulle quali l’artista ricama costellazioni di nylon, seta o cotone, creando nuovi spazi e riportando alla vita volti, luoghi e tempi di cui oggi non rimane alcuna traccia.
Un po’ come nell’ultimo dei Quattro Quartetti di T.E. Eliot, “Little Giding” << Ciò che diciamo principio spesso è la fine, e finire è cominciare. La fine è là onde partiamo >>, le opere di Rossana partono proprio dalla fine, si intrecciano con la circolarità eterna delle stagioni, della vita e della morte.
Nulla si sa dei volti che appaiono nelle foto recuperate per caso; quello che si sa è che da quella che sembrava la fine sono riapparsi per ricominciare un nuovo ciclo.
Bibliografia essenziale
Natacha Nataf, Talents aiuguilles, in «Beaux Arts Magazine» n. 417, mars 2019; Charlotte Vannier, De fil en aguille. La broderie dans l!art contemporain, Éditions Pyramid, Paris 2018 (English ed., Thames & Hudson, 2019); «Stonecutter Journal», ISSUE 5, Brooklyn NY, June 1, 2016; Maria Grosso, Rossana Taormina, la manutenzione dei ricordi, in «Alias», Il Manifesto, 19-09-2015.