La ferita della carne e la Resurrezione – Giovanni Viola

“La ferita della carne e la Resurrezione”, personale di Giovanni Viola alla galleria Lo Magno arte contemporanea

Modica (RG) – Dal 2 aprile al 15 maggio la galleria Lo Magno arte contemporanea ospiterà nei propri locali di via Risorgimento 91-93 la personale di Giovanni Viola dal titolo “La ferita della carne e la Resurrezione” (inaugurazione venerdì 2, ore 16; visite su prenotazione). La mostra è a cura di Giuseppe Lo Magno.

L’artista, in occasione della Pasqua, propone una riflessione sul tema della Resurrezione attraverso la rilettura di due tra le più celebri opere di Caravaggio: l’incredulità di San Tommaso e la Cena di Emmaus. Sarà pure presente un lavoro dedicato alla luce del cielo, tematica cara all’artista e che riconnette l’intero progetto alla sua ricerca pittorica più nota.

La mostra offre numerosi motivi d’interesse allo spettatore. Tra i principali, si segnala il fatto che a distanza di undici anni dalla sua prima personale (“Viola su tela e su carta”, aprile 2010), l’autore torna a esporre nella galleria che per prima lo ha lanciato e fatto conoscere, proponendo i risultati della sua più recente evoluzione pittorica. Accostatosi al mondo dell’arte attraverso lo studio dei maestri italiani e stranieri del passato e approdato allo studio del paesaggio per il contatto con l’opera e l’amicizia del maestro Salvatore Paolino, Viola in questo lungo arco di tempo, quasi in sordina, ha percorso anche un originale cammino di studio e di ricerca su tematiche di natura
filosofica attraverso la rilettura delle opere di quei grandi Maestri dall’arte che mai hanno smesso di accompagnarlo.
Nel testo critico della mostra dal titolo Nota a margine di cinque meditazioni di Giovanni Viola, lo storico dell’arte Vito Chiaramonte segnala ulteriori motivi di interesse nella riflessione sul procedimento e sul significato che l’immagine assume per l’artista. «La linea che taglia le scene caravaggesche – scrive Chiaramonte – l’ironia che sostiene lo sguardo geometrico di un Antonello, le cancellazioni-rimozioni dalla cena in Emmaus, le luci di perla che attraversano i cieli delle sue
marine, a ben vedere, sono l’esito di uno stesso procedimento in cui la citazione, imprecisa, variata, mancante, sferra sempre un colpo di coda subliminale (ancora una volta sotto la soglia), e introduce all’incontro con un elemento inatteso, con un’alterità che non può essere descritta e che non prende forma. Da una parte, allora, il debito, a Guccione, ai suoi d’après, alle maniere iblee che con inflessioni differenti hanno popolato l’immaginario della pittura contemporanea di muretti a secco, limpidi visioni celestiali, carrubbi densi come fumo, notturni bluastri, muri d’acqua e marine equinoziali; dall’altra la rimozione dell’immagine, le cancellazioni e i neri di Sarnari, gli sfondi che si trasformano in campi di colore, le scelte minimali di Barnett Newman, in una forma di astuzia della pittura in cui il desiderio di trascendenza si serve della passione per l’immagine per raggiungere i suoi scopi».
La mostra potrà essere visitata negli orari di apertura della galleria, da lunedì a sabato dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 20, prenotando la visita all’indirizzo info@lomagnoartecontemporanea.it oppure telefonando allo 0932 763165 / 3396176251.

Share