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IGNAZIO CUSIMANO SCHIFANO | ABOUT FLOWERS

ABOUT FLOWERS

a cura di Serena Ribaudo

Bassi Beneventano ospita dal 6 Luglio About Flowers, mostra personale di Ignazio Cusimano Schifano a cura di Serena Ribaudo. About Flowers è la prima mostra con cui si inaugurano i nuovi prestigiosi spazi di Scicli “Bassi Beneventano” ubicati all’interno di Palazzo Beneventano insignito del titolo di Patrimonio dell’Umanità dall’ Unesco e definito da Sir Anthony Blunt il più bel palazzo barocco di Sicilia.

La bellezza sfolgorante di Palazzo Beneventano, forte, sfacciata, caratterizzata da apparizioni fantastiche e da forme bizzarre è dunque già nota nel mondo e ben si presta ad ospitare questo nuovo importante spazio riferimento per la cultura siciliana e nazionale. Bassi Beneventano nasce dal sodalizio di due importanti realtà che danno vita ad un progetto veramente encomiabile per unità d’intenti e per desiderio di valorizzazione dei talenti e del territorio siciliani. Si tratta della Stamperia d’Arte Amenta -tra le pochissime stamperie d’arte in Italia- portata avanti con passione da Loredana Amenta e della Lo Magno artecontemporanea che con questa seconda sede, dopo quella di Modica, si prefigge un ampliamento della propria mission. Lo Magno artecontemporanea nel 2022 ha celebrato i suoi 30 anni di attività con un group show che ha visto proprio tra i protagonisti Ignazio Cusimano Schifano. About Flowers segna un momento estremamente significativo nel percorso di vita e d’arte di Ignazio Cusimano Schifano, un genuino processo di rinascita iniziato circa un anno fa nella prestigiosa esperienza di residenza artistica presso il Museo Trame Mediterranee-Fondazione Orestiadi di Gibellina, rinascita continuata con esiti fortunati per pregevolezza e risultati artistici nella sua produzione più recente che costituisce la quasi totalità delle opere in mostra. Scrive la curatrice Serena Ribaudo: “ (…) Un rinovellarsi che trova il suo aspetto più pregnante in un moto dell’anima, in un’aspirazione che si fonda su di un motto semplice altresì universale: ricominciare dai fiori. Ricominciare lontano dai trabocchetti, dagli artifizi, dalla lusinga delle illusioni. Ricominciare lontano dalla morte della coscienza poetica. Ricominciare dalla Bellezza di cui i fiori sono un frammento nel creato. Un frammento innocente e misterioso al contempo. Ricominciare dal riconnettersi ad una sempiterna energia creatrice e ricreatrice, con una radice primitiva e vitale”. Nell’opera di Ignazio, e pertanto in quelle presenti in mostra, emerge sempre come una sorta di sigillo la sua precedente professione di restauratore di pregio e di conseguenza il sentimento dell’antico come principio fondante di tutte le cose. Ad esso si sposa uno sguardo attento, inquieto, difforme, sulla realtà -esteriore ed interiore- che costituisce la ragione più profonda e più vera del suo fare pittura. Attraverso le sue opere su tela e su carta, sempre impregnate della sua delicata e potente poesia, Cusimano Schifano in About Flowers e per Bassi Beneventano costruisce un percorso affascinante che invita il fruitore allo stupor e all’investigare i misteri pittorici e di natura.

 

LO MAGNO artecontemporanea

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RACCONTO DI UNO STUDIO VISIT

DI SERENA RIBAUDO

Arrivo in studio da Ignazio Cusimano Schifano. Ignazio apre l’imponente portone esterno e mi accoglie col consueto garbo gentile che caratterizza la sua persona. Lo studio di Ignazio è seminterrato; entro, ho quasi la sensazione di accedere ad una grotta alchemica dove il mago impasta i suoi colori, partecipa ad una realtà in ardita trasmutazione, officia l’Opus Magnum. Ignazio ed io ci accomodiamo, facciamo un po’ di chiacchiere. Ci confrontiamo su quali siano le qualità di un buon caffè; Ignazio mi parla dei suoi anni londinesi, della sua precedente professione di restauratore svolta con infaticabile passione per lungo tempo; mi parla del sentimento dell’antico come segreto principio di tutte le cose. C’è in Ignazio un pudore, ed una naturale necessità insieme, nel disvelare l’amoroso sentimento che lo porta alla pittura. Raccolgo con il mio occhio interiore, come in un’istantanea, le prime opere che si offrono al mio sguardo; e poi i pennelli, le carte al muro, le tele, le bombolette spray, le latte, tutti quegli strumenti eroici appartenenti ad un moderno anacoreta votato alla religio della pittura. C’è anche un mazzo di fiori disposto all’angolo come un’icona votiva. E tutto nel caos mi pare Perfetto. Ogni cosa è pervasa da un’energia frenetica ed al contempo. silenziosa, sembra anticiparmi le inquiete e poetiche visioni di quest’artista. Accedo alla terza stanza dello studio-grotta. E rimango sinceramente colpita da una grande opera disposta alla mia destra:

Autoritratto a Poggioreale. Ignazio mi racconta che quest’opera nasce nel solco della recente esperienza artistica a Gibellina che la residenza presso la Fondazione Orestiadi ha per lui rappresentato la fine di una crisi mistica, di un inverno che ha sancito l’inizio di una rinnovata presenza a sé stesso, di un nuovo battito, di un’essenziale, spontanea ed al contempo antica percezione delle cose del mondo. Un rinovellarsi che trova il suo aspetto più pregnante in un moto dell’anima, in un’aspirazione che si fonda su di un motto semplice altresì universale: RICOMINCIARE DAI FIORI. Ricominciare lontano dai trabocchetti, dagli artifizi, dalla lusinga delle illusioni. Ricominciare lontano dalla morte della coscienza poetica. Ricominciare dalla Bellezza di cui i fiori sono un frammento nel creato. Un frammento innocente e misterioso al contempo. Ricominciare dal riconnettersi ad una sempiterna energia creatrice e ricreatrice, ad una radice primitiva e vitale. Autoritratto a Poggioreale mi concede di aprirmi uno squarcio, una finestra privilegiata sulla mente poetica di Cusimano Schifano e sulla sua produzione di quest’ultimo anno. Sul suo voler ricominciare dai fiori. L’opera mi appare potente e coraggiosamente poetica. L’autoritratto di Ignazio sfonda il guscio, mostra la sua profonda verità, la sua intima essenza. Rivela una sua propria vita spirituale, una pulsazione. Colgo lo stesso principio informatore in un altro autoritratto, inquieto tra l’immota sospensione e la feroce immediatezza. Quasi una ieratica e solenne testa greca, un Orfeo, un rabdomante. E’ lo stesso rabdomante -quasi estratto dalla sua matrice- che compare nel già citato Autoritratto a Poggioreale. In quest’ultimo altresì mi stupisco della perizia estetica con cui Ignazio fonde singolarmente un meraviglioso tappeto di natura viva (che definirei quasi un nastro di luce e di fiori che pare d’arte giapponese antica, horizontal di grande raffinatezza) con un’ampia superficie di pallida beltà ma priva di ricerca di finezze, aspra, invasa da frammenti raccolti e luccicante di scaglie di vetri. In Cusimano Schifano la materia pittorica è trattata sempre in maniera struggente, la forma sensibile viene ammantata da un vello la cui substantia è vivida, sincera, purificata dalla fiamma di Prometeo. Il colore può essere succoso, umido, si aggroviglia, può avere delle sprezzature, si dibatte. Altre volte è argilloso, calcinato, polveroso, docile, ha la qualità dello scialbo o di un alito, si sfà tenero. Una dialettica di modi che non sfocia nella contraddizione ma che diviene un’intima e necessaria sintesi di verità esperienziali. Ignazio ricompone coi multiformi strumenti offertigli dalla pittura la sua visione interiore e poetica in tutta la ricchezza delle sue parvenze sensibili. Una gestualità automatica, espressiva si compenetra con una dolcezza d’opera antica, con una finezza da Callot, con una grazia viva. Non mi stupisce allora che nella sua produzione più recente superfici che paiono di basalto si iterino ad altre che hanno la compattezza lucida dello smalto ad altre ancora che mi ricordano malinconici velamenti, che posseggono la levità di candida piuma parafrasando Mallarmé. Più mi muovo per lo studio più si rafforza in me la sensazione di un incessante e coraggioso viaggio nella pittura, nella forma, nel colore. Il dialogo artistico e poetico tra Ignazio e me è appena cominciato-