Tamara Marino, originaria di Ragusa, e Simon Troger, nato a Schlanders (BZ), costituiscono un sodalizio artistico che esplora le intersezioni tra materia, concetto e contesto. Entrambi operano tra Vittoria (RG) e altre località internazionali, sviluppando un linguaggio che coniuga sperimentazione tecnica e riflessione critica sulla contemporaneità.
La formazione di Tamara Marino si radica nella Scultura, conseguita presso le Accademie di Belle Arti di Catania e Carrara, sotto la guida di maestri quali Martina Corgnati, Aron Demetz e Gianni Dessì. La sua ricerca si è ulteriormente ampliata attraverso esperienze presso la Royal Academy of Art dell’Aia e l’Accademia di Belle Arti di Firenze, con un approccio che abbraccia tanto la dimensione artistica quanto quella pedagogica.
Simon Troger, maestro nella lavorazione del marmo e delle pietre dure, ha completato la sua formazione accademica in Conservazione e Restauro dei materiali lapidei e in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara. Il suo operato si distingue per l’attenzione ossessiva al dettaglio e per una poetica che indaga il rapporto dialettico tra utopia e distopia, uomo e ambiente, idea e materia.
Entrambi gli artisti hanno collaborato con istituzioni di rilievo, tra cui la Fondazione Fiumara d’Arte, diretta da Antonio Presti, per la realizzazione di opere monumentali nel contesto urbano di Catania. Hanno inoltre condiviso un progetto legato all’Università di Suzhou Art & Design Technology Institute, che ha contribuito a consolidare la loro proiezione internazionale.
Nel 2023, Marino e Troger hanno concepito e realizzato l’opera site-specific L’ingegnere di Babele per la Fondazione Gesualdo Bufalino di Comiso (RG), un intervento che ha sintetizzato la loro visione artistica in un dialogo simbolico con la tradizione e l’innovazione. Nello stesso anno, Tamara Marino ha ricoperto il ruolo di docente di Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata, mentre nel 2024 entrambi gli artisti hanno intrapreso una collaborazione con la Farm Cultural Park di Favara (AG), un centro nevralgico per l’arte contemporanea in Sicilia.
La loro pratica attuale si concentra sulla trasformazione di Villa Mangione, un antico palmento situato nel Sud-Est siciliano, in un avamposto culturale dedicato a residenze d’artista, performance sperimentali, proiezioni di cinema d’avanguardia e concerti di improvvisazione sonora. Questo progetto, ancora in divenire, si propone come un crocevia per la riflessione e la produzione artistica multidisciplinare, inscrivendosi in un panorama internazionale di ricerca e sperimentazione.
L’opera di Tamara Marino e Simon Troger si colloca dunque in un ambito di ricerca che combina un’attenzione raffinata per il dettaglio materiale con una visione critica e colta delle dinamiche culturali contemporanee, rendendoli protagonisti di un dialogo fecondo tra locale e globale, tradizione e avanguardia.
Tamara Marino, originally from Ragusa, and Simon Troger, born in Schlanders (BZ), form an artistic partnership that explores the intersections between matter, concept, and context. Both operate between Vittoria (RG) and other international locations, developing a language that blends technical experimentation with critical reflection on contemporary issues.
Tamara Marino’s education is rooted in Sculpture, which she studied at the Academies of Fine Arts in Catania and Carrara, under the guidance of masters such as Martina Corgnati, Aron Demetz, and Gianni Dessì. Her research has further expanded through experiences at the Royal Academy of Art in The Hague and the Academy of Fine Arts in Florence, adopting an approach that embraces both artistic and pedagogical dimensions.
Simon Troger, a master in marble and hard stone processing, completed his academic training in Conservation and Restoration of stone materials and Sculpture at the Academy of Fine Arts in Carrara. His work stands out for its obsessive attention to detail and for a poetic exploration of the dialectical relationship between utopia and dystopia, man and environment, idea and matter.
Both artists have collaborated with prominent institutions, including the Fiumara d’Arte Foundation, led by Antonio Presti, to create monumental works within the urban context of Catania. They also shared a project with the Suzhou Art & Design Technology Institute, which helped to solidify their international presence.
In 2023, Marino and Troger conceived and realized the site-specific work L’ingegnere di Babele for the Gesualdo Bufalino Foundation in Comiso (RG), an intervention that encapsulated their artistic vision in a symbolic dialogue with tradition and innovation. In the same year, Tamara Marino took on the role of Sculpture professor at the Academy of Fine Arts in Macerata, while in 2024, both artists began collaborating with the Farm Cultural Park in Favara (AG), a key center for contemporary art in Sicily.
Their current practice focuses on transforming Villa Mangione, an ancient wine press in Southeast Sicily, into a cultural outpost dedicated to artist residencies, experimental performances, avant-garde cinema screenings, and sound improvisation concerts. This ongoing project aims to serve as a crossroads for reflection and multidisciplinary artistic production, positioning itself within an international landscape of research and experimentation.
The work of Tamara Marino and Simon Troger thus lies within a research framework that combines a refined attention to material detail with a critical and cultured vision of contemporary cultural dynamics, making them key figures in a fruitful dialogue between the local and the global, tradition and avant-garde.
ROSSO
Il video “Rosso” è un’opera carica di simbolismo e intensità visiva, che utilizza il colore rosso non solo come elemento estetico ma come linguaggio narrativo e concettuale. Al centro della scena, gambe femminili su fondo monocromo incarnano una femminilità sospesa tra attrazione e ambiguità, con un focus visivo sul pube, accentuato da tacchi a spillo e da un gesto performativo carico di violenza estetica: l’esplosione di scintille.
Questa epifania visiva richiama la tragedia della Triangle Waist Company del 1911, trasformando il ricordo storico in una riflessione sulla condizione femminile, tra passato e presente. Il corpo diventa luogo simbolico di conflitto e resistenza, rappresentando sia la violenza subita che la forza della resilienza.
“Rosso” è quindi un’opera che intreccia eros, dolore e memoria, proponendo un’estetica della resistenza femminile. Invita lo spettatore a un coinvolgimento attivo, oltre la superficie, per confrontarsi con la storia e con il ruolo dell’arte nella costruzione della memoria collettiva.
The video Rosso is a work rich in symbolism and visual intensity, using the color red not merely as an aesthetic element but as a narrative and conceptual language. At the center of the scene, female legs against a monochrome backdrop embody a femininity suspended between allure and ambiguity, with visual focus on the pubic area, emphasized by high heels and a performative gesture of striking aesthetic violence: a burst of sparks.
This visual epiphany recalls the 1911 Triangle Waist Company tragedy, transforming historical memory into a reflection on the condition of women, both past and present. The female body becomes a symbolic battleground—representing both endured violence and the power of resilience.
Rosso thus becomes a work that weaves together eros, pain, and memory, proposing an aesthetic of female resistance. It calls on the viewer to engage actively, to look beyond the surface, and to confront both history and the role of art in shaping collective memory.
Video performance
Duration: 2’34”
(Co-producer: Simon Troger)
Installation
Wood, fabric, sparkler sticks
26 x 21 x 4 cm
2023
FALLOUT
Fallout è un’installazione immersiva e multimediale che indaga il rapporto tra materia, tecnologia e crisi ecologica. Al centro dell’opera vi è una scultura generativa, modellata dalla proiezione video, che ribalta il tradizionale rapporto tra immagine e forma. In tre sequenze video, delle gazze ladre vengono lentamente ricoperte da terra bianca, simbolo di una sterilità funebre che cancella l’organico sotto l’apparenza della purezza.
L’opera si configura come un corpo stratificato, dove video, scultura, disegno e documentazione convivono in un sistema visivo e concettuale. Il bianco diventa segno di cancellazione, le gazze simboli di un’intelligenza naturale condannata all’oblio. L’intero dispositivo genera un funerale silenzioso della natura, evocando il tempo dell’Antropocene e l’estetica del disastro.
Un documentario introduttivo e materiali di processo ampliano la riflessione, offrendo allo spettatore coordinate critiche e narrative. Fallout non propone una narrazione lineare, ma un’esperienza percettiva e poetica che intreccia testimonianza e immaginazione, spingendo a una riflessione radicale su ecologia, memoria e responsabilità collettiva.
Fallout is an immersive, multimedia installation that explores the relationship between matter, technology, and ecological crisis. At the heart of the work is a generative sculptural form, shaped by video projection, which overturns the traditional hierarchy between image and form. In three video sequences, magpies are slowly covered by a layer of white earth – symbolizing a funereal sterility that erases organic life under the guise of purity.
The work unfolds as a layered body, where video, sculpture, drawing, and documentation coexist in a visual and conceptual system. White becomes a sign of erasure, and the magpies – symbols of natural intelligence and survival – embody a world condemned to oblivion. The installation stages a silent funeral for nature, invoking the era of the Anthropocene and an aesthetic of disaster.
An introductory documentary and process-based materials extend the scope of the work, offering viewers critical and narrative coordinates. Fallout does not follow a linear narrative, but instead generates a perceptual and poetic experience that merges testimony and imagination, prompting deep reflection on ecology, memory, and collective responsibility.
“Fallout” Documentary – 5’40” (audio in English, Italian subtitles)
Generative Projective Sculpture – environmental dimensions
Light Installation – red LED beam
Graphic Panels – drawings on drafting lm and cadastral maps
2024
EMEREC
Secondo Jean Cloutier, l’essenza dell’uomo completo risiede nella sua duplice natura di émetteur e récepteur, in cui egli si manifesta simultaneamente come emittente e ricevente. Tale simbiosi, essenziale alla pienezzacomunicativa, lo definisce nella sua totalità. Tuttavia, quale esito si profila quando l’uomo, pur essendo Emerec – teoricamente completo e paragonabile a quello dell’epoca della comunicazione interpersonale – persegue un miraggio fallace? Questo miraggio consiste nell’illusione di generare unflusso coerente di input e output, che però viene inevitabilmente frainteso, interpretato e decodificato attraverso codici soggettivi, distanti dalle intenzioni originarie. In questo contesto, l’apparente completezza dell’uomo Emerec si rivela fragile, poiché l’interazione tra emissione e ricezione, lunge
dal realizzare una sinergia armoniosa, si frammenta in un caleidoscopio di percezioni individuali.
According to Jean Cloutier, the essence of the complete human lies in their dual nature as émetteur and récepteur – as both transmitter and receiver -where the individual simultaneously embodies the roles of sender and recipient. This symbiosis, essential to the fullness
of communication, defines the human in their totality. However, what outcome emerges when the individual, though theoretically complete as Emerec – a being reminiscent of the era of interpersonal communication – pursues a deceptive mirage? This mirage consists of the illusion of producing a coherent flow of input and output, which is inevitably misunderstood, interpreted, and decoded through subjecti-
ve codes that deviate from the original intent. In this context, the apparent completeness of the Emerec figure is revealed as fragile. The
interaction between transmission and reception, far from achieving a harmonious synergy, fragments into a kaleidoscope of individual perceptions.